SECONDI
SECONDI
Tappa XVI
14 agosto 2007
Santiago de Compostela (5 km)
Scrivo la cronaca di questa tappa non il 14 agosto, ma quattro mesi più tardi: è curioso notare che il giorno del mese in cui decido di raccontare quest’ultima tappa sia il 14.
E’ dicembre e fra qualche giorno è Natale. Sono le undici di sera e fuori ci sono pochissimi gradi sopra lo zero.
Anche il 14 agosto era una mattina fredda. Piovigginava, un misto di acqua, nebbia e umidità: siamo all’estremo ovest della Galizia.
E’ buio quando partiamo e le difficoltà di orientamento sono notevoli: siamo nella città del Santo eppure le flechas scarseggiano.
Ci perdiamo, per la prima volta siamo disorientati e non troviamo nessuno che possa aiutarci. Ci dirigiamo sempre verso ovest: l’abitudine.
Albeggia e qualche figura umana iniziamo a vederla, ci fornisce le giuste indicazioni.
Arriviamo nella piazza della cattedrale scendendo da una via laterale.
Non si arriva di fronte, l’impatto non è immediato, la cattedrale non si staglia al pellegrino con tutta la sua imponenza.
Si giunge lateralmente, si giunge dando le spalle; prima si scorge parte della piazza, si vede il porticato del Pazo de Raxoi: la cattedrale è ancora nascosta dietro.
Quando entri nella piazza, ne avverti la presenza, ne senti quasi il respiro.
Il pellegrino non ha il coraggio di girarsi immediatamente per guardarla: è ancora troppo presto, potrebbe fare male.
Il mio desiderio era di poter arrivare senza la ressa del turista, potermi godere ancora per poco tempo la solitudine che per giorni ci aveva accompagnato, poter meditare senza schiamazzi.
Sono stato accontentato.
Quella mattina, eravamo solo tre pellegrini: io, Ale ed un terzo uomo seduto per terra a guardare la severa facciata.
Null’altro.
Quando sono entrato nella piazza sapevo che il viaggio era finito, che voltandomi avrei visto ciò che lungamente avevo desiderato e che milioni di pellegrini, prima di me, avevano con grande fatica e sacrificio agognato.
Quando ti giri e la vedi avverti una forza che non ti permette di avvicinarti; ti senti spinto indietro, schiacciato verso il colonnato del Pazo de Raxoi, le gambe vacillano e il fiato si fa corto ed un peso grava sul petto.
La facciata è maestosa, cupa, avvolta nella fredda umidità del mattino grigio, e tu ti senti così piccolo e così vuoto e senza più un pensiero, parole perché non ci sono parole per descrivere quello che hai di fronte. Perché quello che hai di fronte è la storia di tutto il Cammino, del tuo Cammino, delle tue fatiche, di tutti gli incontri, di tutti i pensieri, le paure, le preoccupazioni, le gioie, il sudore, la puzza, gli spazi immensi, il caldo, il silenzio, gli amici, le aspettative, il ritorno alla vita reale e la profondissima consapevolezza che nel momento in cui giri la schiena per vederla, il Cammino è finito.
Ed è finito, il 14 agosto 2007.
E’ stato meraviglioso, così come meraviglioso è stato il mio compagno di viaggio, Alessandro.
A Dio piacendo, ritornerò.
¡Buen Camino a tdodos los peregrinos!