SECONDI
SECONDI
Dal sud de la Provence al sud du Rhône-Alpes
(9-13 agosto 2014)
Dal diario di bordo di Gianluca: “Les grandes vacances sono arrivate dopo un anno che ha condotto allo stremo delle forze i membri del gruppo. Nonostante le difficoltà che si debbono affrontare in questo periodo storico poco felice, la voglia di partire non manca; anzi, il gruppo pare più coeso e volenteroso. Il gruppo, inoltre, si è ingrandito vedendo aggiungersi soggetti eccelsi: Anna e Gianluca, rispettivamente cognata e fratello di Marcello, nostro pubblico ufficiale celebrante le nostre nozze (5 settembre 2013).
Scruto la mappa, le strade da affrontare e con occhio vigile monitoro il meteo. Si gioca a schivare il maltempo, che attanaglia questa estate disgraziata, e si cerca di trovare la soluzione migliore, affinché si possano godere al meglio questi giorni che ci siamo ritagliati…”
Premessa.
Piove, prima costante; incertezza del tour fino alla vigilia, seconda costante; si parte in ogni caso, terza costante.
Su queste premesse è stato costruito il tour di quest’anno.
Come sempre accade, già dall’inverno si pensa a quello che potrebbe essere il giro motociclistico dell’estate: giorni di libertà, godimento della moto e spensieratezza. Si vive alla giornata, si soddisfanno le esigenze primarie (mangiare e dormire) e si dimentica il telefono in fondo alla borsa, umiliandolo a restare muto.
Originariamente, era stato previsto un giro che dal passo del Gavia avrebbe portato in Svizzera, Isere, Savoia, e poi giù sino a Grasse sulla route Napoleon.
Un’alternativa, vedeva interessati il passo del Gavia, l’Austria con il passo del Rombo, il Grossglockner e la Nockalmstrasse, la Slovenia con Fiume e, infine, Trieste.
Le due alternative sono rimaste in lizza fino a venti giorni dalla partenza, sino al giorno in cui abbiamo scoperto che alcuni di noi non sarebbero potuti entrare in territorio svizzero, perché non in regola con gli standard lì richiesti per la patente di guida. Quindi, cassato il giro verso ovest.
Poco male, il giro a est era comunque molto attraente.
Inizia la settimana pre-partenza.
Sul lavoro, le ultime cose, pochi clienti –sanno, ormai, che le attività riprenderanno a settembre- e, quindi, molto tempo a disposizione.
Lunedì, 4 agosto.
Sguardo al meteo austriaco e francese: orribile il secondo, ottimo il primo.
Mappa (digitale) alla mano, verifico il luogo potenziale di sosta della prima tappa. Cerco in internet i possibili alberghi – gasthof, faccio una lista dei papabili, recupero i recapiti e.mail e invio a tutti una richiesta di disponibilità.
Martedì e mercoledì, 5 e 6 agosto.
Iniziano ad arrivare le prime risposte. Le previsioni meteo diventano sempre più attendibili e procedo a riscontrare le originarie proiezioni.
Merde! Si sono invertite: bello nel sud della Francia e tendenza al brutto in Austria, più pioggia che sole.
Abbozzo, allora, un giro nel sud della Provenza fino alla Camargue. Poi, do un occhio al forum q.d.e. e qui scopro una pletora di sconsigli per i tratti di strada che avevo imbastito: troppo caldo e strada piatta e noiosa.
L’Austria, nel frattempo, è saltata.
Controllo la Germania: solicchio, nubi ed acqua.
Mercoledì sera, 6 agosto.
La zona di bel tempo in Francia si è estesa a tutta la PACA, residuando un po’ di perturbazione nel sud del Rhône-Alpes. Ottimo.
Giovedì mattina, 7 agosto.
Sempre meglio il meteo. Sul monitor apro in sequenza: bing-map, google-map, via Michelin, meteo France.
Via Michelin è ottimo perché ricalca le mappe stradali cartacee, riportando le vie più interessanti, tratteggiandole di verde.
Costruisco il percorso partendo da sud e dirigendomi al nord: ingresso in Francia dal Col della Lombarda, poi, gorges du Cians, anello sui colli ad est di Grasse e su per la route Napoleon. Vizille, Col de la Croix de Fer, Col du Galibier, Briançon, casa. Partenza sabato e ritorno mercoledì. Domenica, incontro con Anna e Gianluca.
Dati i tempi stretti, non riesco a prenotare la prima notte.
Alla vigilia della partenza, controllo sulla mappa cartacea i chilometri e le singole tappe e scopro che il giro è troppo breve, mancano almeno 300 km.
Variante: Sisteron, Serre, Nyons, Die, Gap. Dicono che la strada Serre-Nyons sia molto bella.
Ultimo sguardo al meteo: tutto bene. Siamo pronti.
Primo giorno:
ritrovo alle ore 8:00. Completamento dei carichi, foto di rito e partenza per il lungo tratto di pallostrada. Partiamo con il cielo coperto, ma non minaccioso, fino alla barriera della tangenziale est di Milano.
Il tempo di infilarci nell’autogril posto subito dopo la barriera e inizia una pioggia battente. Aspettiamo che spiova un po’, mettiamo le tute antipioggia e partiamo. Pioggia che ci accompagnerà per poco, lasciando spazio ad un deciso miglioramento. Alla prima sosta, togliamo le tute e proseguiamo accompagnati dal bel tempo.
Cuneo non arriva mai e quando si è in prossimità, ti dà il benvenuto con due rettilinei, una strada che scende e risale per una decina di chilometri, che si stagliano di fronte dopo 300 km e che danno il colpo di grazia.
Pausa pranzo a Demonte e poi ascesa al Col de la Lombarda. Bellissimo per la natura che circonda la strada. Questa è tortuosa, stretta e difficile, ma bella.
In cima, un ventaccio freddo, nubi, ma niente pioggia. Discendiamo passando da Isola 2000 e Isola e poi imbocchiamo la strada per il Col de la Couiolle: strada già percorsa in passato, ma che non ricordavo. La strada ripaga la fatica della pallostrada: siamo già contenti.
Al colle c’è una maison d’hote, che dal sito web sembrava proprio attraente: maison e table d’hote. Unica costruzione e poi, tutt’intorno null’altro, solo la natura e la montagna.
Quando arriviamo, non ci fa però una bella impressione, l’immobile getta un’ombra sinistra. Guardiamo l’ora (è presto), la stanchezza (assente) e decidiamo di proseguire, sperando di trovare posto nell’albergo Le Becassiere a Rouaine.
Percorriamo le Gorges du Cians, meno a precipizio rispetto alle vicine Daluis, ma in ogni caso, decisamente affascinanti nel loro colore rosso.
Passiamo Puget-Theniers, Entreveux e arriviamo all’albergo. Troviamo la camera e ci sistemiamo appagati della scelta.
Cena, bottiglia di vino e ottima compagnia. Il ricordo dell’autostrada della mattina è stato cancellato dal magnifico tratto di strada che ne è seguito.
Strade meravigliose –per fondo e per contesto-, educazione stradale, traffico limitatissimo.
Secondo giorno:
breefing mattutino con colazione generosa e partiamo alla volta dell’anello, Sisteron e possibile variante Valensole per vedere la lavanda.
Torniamo a Puget e prendiamo la strada per Sigale e da lì verso Carros e Vence. Qui, avremmo dovuto fare l’omonimo colle, ma ho sbagliato strada. E, allora, andiamo dritti verso Andon, attraversando le Gorges du Loup.
L’errore non provoca grosse perdite, perché qualunque strada percorsa è meravigliosa.
Pausa pranzo ad Andon e nel pomeriggio decidiamo di andare a Valensole per vedere se c’è ancora la lavanda.
Quando arriviamo, troviamo il plateau tutto verde e ben rasato; la lavanda, ci è stato detto, è stata tagliata il 25 luglio.
Andiamo in paese per fare una piccola passeggiata. Luoghi che sono diventati molto familiari e sempre di piacevole visita.
Valensole è in piena festa: festa di luna piena.
Tantissima gente nella via principale: danze, bancarelle, musica, giochi. Turisti e gente del posto. Per la notte sono programmati i fuochi d’artificio.
Ripartiamo dopo qualche acquisto e dopo aver sentito Anna e Gianluca, che incontreremo a Sisteron.
Alle 19:30 circa siamo a Sisteron e nella piazza dell’albergo (Hôtel du Cours) troviamo Anna e Gianluca, che nell’attesa hanno già riservato tre camere e posto per le moto in garage.
Dopo la doccia, ceniamo al ristorante dell’albergo e, infine, concludiamo la serata con una passeggiata alla Cittadelle e sul lungofiume dinanzi alla caratteristica parete montuosa, graffiata come da un grosso artiglio.
Terzo giorno:
ritrovo alle ore 8:15 fuori dall’albergo, preparazione delle moto e poi, colazione al bar della piazza, dopo aver acquistato croissants e brioches nella pâtisserie vicina.
Partiamo dopo una lunga colazione e dopo aver consultato la cartina.
La tappa prevede: Serres-Nyons, Crete, Die, Gap, con varie ed eventuali.
Ci portiamo a Serres e già la strada che affrontiamo è piacevole per i luoghi che attraversiamo: tantissima terra coltivata, tantissimi frutteti. Una bella campagna, ricca, curata e prospera.
A Serres inizia la D94 per Nyons.
Avevo sentito essere una strada molto divertente.
Dopo pochi chilometri, Gianluca col suo K1300R mi svernicia e se ne va.
A ruota, Eugenio col suo R1200GS, mi toglie l’ultima porzione di vernice sopravvissuta al precedente sorpasso e sparisce all’orizzonte.
Io provo a stargli dietro, ma nulla da fare. Consapevole dei nostri limiti (miei e di mucchi –R850R), guido al mio meglio e mi godo la strada: traffico limitatissimo, asfalto superlativo, curve a più non posso, strette, ampie.
Una giostra a cielo aperto, lunga 64 km.
A Nyons ci fermiamo per una visita alla cittadina. Ci togliamo i caschi e gli occhi ci brillano di contentezza: sembriamo dei bambini appena entrati in un grande negozio di giocattoli.
Ma la giornata ci stava riservando altre –piacevoli- sorprese: la notte in albergo a Gap…ah no! Questa sarà un altro tipo di sorpresa.
La strada che dopo Die sale al col de Grimone, la D539.
Scelta dettata dal caso. Abbiamo guardato la cartina (Michelin n. 527 PACA) e abbiamo scelto la via bordata di verde.
Ad essere sincero, non ricordo con esattezza i luoghi attraversati, ma ho ancora vivida l’emozione del guidare lungo quella via. Un’ascesa fra curve, staccate, scalate violente e brusche accelerate. La mia moto ha quattordici anni e 75000 km. In certi momenti mi sono detto che la stavo strapazzando troppo. Ma andava via così bene fra le curve, che sembrava divertirsi anche lei.
Con lo sguardo fisso sulla strada e pronto a scrutare in anticipo qualsiasi pericolo, siamo arrivati in cima al colle.
Poche parole per commentare l’ascesa: meravigliosa.
La giornata era partita bene, stava proseguendo alla grande e, in quel momento, dovevamo discendere a Gap, dovendo scegliere la strada da affrontare.
Opzioni: la prima, celere e istituzionale, la D1075 e D994. Strada statale, neutra e anonima. La seconda opzione, voltare dopo Veynes in direzione Col du Noyer, sulla D937 e D17.
Scegliamo la seconda.
Anche qui, come per il colle precedente, alcuni ricordi di paesaggi incantevoli in mezzo al verde, ma oltre a questi, il vero ricordo sta nell’adrenalina dell’ascesa.
Non voglio ripetere quanto detto prima, ma le emozioni sono state le medesime.
Strade incantevoli, si guida pensando a come impostare la moto e non ad evitare le buche. Lo sguardo è impegnato a ricercare la traiettoria migliore e più sicura e non a vedere la buca successiva.
Al colle ci fermiamo, facciamo qualche foto, commentiamo la giornata e poi ripartiamo fra montagne a tratti simili alle nostre Dolomiti.
Tappa da dieci e lode. Bravi e coraggiosi nello scegliere l’ultima variante.
Coraggiosi perché con questa scelta arriviamo a Gap alle ore 19:00/19:30.
Gap è una cittadina sufficientemente grande da offrire una pluralità di soluzioni per la notte, ciò comportando un dispendio di tempo nella ricerca e scelta. Tempo che non abbiamo e che ci porta ad accettare una soluzione al quanto pellegrina.
Non mi spingo oltre nella descrizione. Che sia sufficiente l’aggettivo pellegrino ad incasellare le condizioni degli ambienti.
In compenso, la sera mangiamo veramente bene e abbondantemente (troppo) in un ristorante in Place de la République. Piatti curati e di ottima qualità. Il menù scelto era da € 28,00: molto buono.
Quarto giorno:
colazione generosa e come al solito lunghissima.
Partiamo tardi, troppo tardi, con un bellissimo cielo azzurro ed un sole caldo. Ci dirigiamo a nord, nella regione Rhône-Alpes.
La strada che affronteremo ci porterà a Corps (N85), Mens (D66), Lalley (D66), Monestier-de-Clermont (D1075), nuovamente a Mens (D34) e da qui a La Mure (D526). Dopo La Mure, ci porteremo a Le Bourg d’Oisans, percorrendo la D526 e passando per il Col d’Ornon. Infine, il Col de la Croix de Fer.
Inizialmente, la strada si srotola lungo un tratto collinare e di bassa montagna, in mezzo al verde e a pascoli di mucche. Molte curve e bel fondo stradale.
Decisamente avvincente l’ascesa al Col d’Orion, dove ci fermiamo per la pausa pranzo.
Nel pomeriggio, passato Le Bourg d’Oisans, iniziamo l’ascesa per il Col de la Croix de Fer e subito dopo i primi tornanti, ci fermiamo ad indossare le tute antipioggia, che non molleremo fino a fine tappa. Appagante la via che conduce al colle, che purtroppo dobbiamo affrontare con estrema cautela, data la pioggia incessante.
Originariamente, era previsto anche il Col du Galibier, che non facciamo dato il meteo decisamente avverso: troppo pericoloso.
Ci fermiamo per la notte a Saint-Michel-de-Maurienne, nell’albergo Hotel du Galibier.
In albergo siamo in compagnia di un gruppo di motociclisti di Lucerna, una decina di persone tutte con Harley Davidson e di un solitario francese con R1200RT.
Sistemazione dignitosa, con cena modesta. Ma tutto è funzionale alle esigenze del motard o cycliste.
Passiamo una bella serata. Fuori piove e tutto pare fuorché una serata d’agosto.
Quinto giorno:
piove.
Facciamo colazione e finiamo di preparare le ultime cose, portando i bagagli all’ingresso.
Nel frattempo, ha cessato di piovere.
Valutiamo la strada da fare: Modane-Frejus-casa; Modane-Mont Cenise-casa; Col du Galibier-Briançon-casa.
Scegliamo la terza via, nonostante le nubi basse e l’altissima probabilità di trovare la pioggia lungo la strada.
La pioggia ha concesso una tregua per tutto il tempo dei preparativi di allestimento delle moto, ma prima della partenza riprende a cadere.
Quindi, indossiamo le tute antipioggia.
Affrontiamo i 41 km che ci separano dal colle. Prima del Galibier c’è il Col du Telegraphe.
Ascese veramente impegnative, che sono percorse a velocità modeste, data la pioggia. Fondo ben curato e mentre saliamo, sorpassiamo un mezzo dotato di un grosso rullo anteriore con spazzole che pulisce la sede stradale.
Mentre guido, penso ai ciclisti che sfidano queste pendenze. E in questa giornata fredda e piovosa, incontriamo ciclisti che salgono ai 2600 mt del Galibier.
Arrivati alle porte della sommità, vi sono due possibilità di valicare il colle: il tunnel o un chilometro durissimo che raggiunge il cielo a 2645 mt, per poi ridiscendere e riunirsi alla strada di fine tunnel.
Ovviamente, noi saliamo e almeno tre ciclisti hanno fatto la nostra stessa scelta.
In vetta, nuvole basse e veloci, pioggia, vento e 4,5°C.
La discesa è uno stillicidio di curve strette e pendenti che sfociano al Col du Lautaret. Di qui, D1091 per Briançon.
A Briançon breve pausa per un caffè e toilette e Gianluca ha dato prova della sua maestria: Giampo ha inavvertitamente preso un piccolo chiodo. Tolto e riparato il buco con stringhe e mastice. Gonfiata la gomma col compressore che il Gianlu si porta dietro e, così, siamo potuti serenamente ripartire per casa.
Conclusioni:
cinque giorni e 2000 km. Volati, purtroppo già finiti. Avrei proseguito per altrettanti giorni e chilometri, vuoi per le strade incontrate e vuoi, sopra ogni cosa, per la compagnia.
Ci siamo trovati bene per ritmi di guida e capacità di stare in gruppo.
Hyper super!!
Al prossimo Mukkentreffen.