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1-3 maggio 2015

 

Mappa

primo giorno

secondo giorno

terzo giorno

 

Foto

 

Il giorno prima:

prima di parlare del viaggio, è necessario fare un piccolo passo indietro e tornare al 30 aprile.

Giovedì mattina: dopo aver assolto gli impegni programmati sul lavoro, mi sono ritagliato il resto della giornata.

Appuntamento da Motoidea (Niardo -BS-) per l'acquisto della nuova compagna di viaggi.

Ebbene sì, dopo migliaia di chilometri e cinque anni passati insieme, diamo l'addio a Mukki (bmw r850r) per dare spazio ad una nuova entrata: bmw r1150rt, battezzata Babu.

Imponente nella massa e nella mole, se rapportata alla precedente.

Al primo impatto, la sensazione è stata di massimo disorientamento. Nonostante l'avessi già provata, quando l'ho vista parcheggiata di fianco alla 850r, mi è sembrata una petroliera: enorme.

Mi hanno assalito mille dubbi: pesante, ingombrante, difficile da gestire, forse non ci sta nel garage...

Insomma, a pochi minuti dall'acquisto il pensiero, non lo nascondo, è stato: "Bravo Gianlu, hai fatto una cagata!".

Disbrigate le carte col concessionario e dopo esserci salutati, mi congedo da Mukki; le accarezzo per l'ultima volta il serbatoio, le do un ultimo sguardo e poi salgo sulla 1150.

Prima sensazione: quanta roba ho davanti. Strumentazione, carena, cupolino.

La accendo, metto la prima e...mi si spegne: bell'inizio!

Riaccendo, prima e via. Mi dirigo verso mio cognato Eugenio (il Neni) per fargli vedere l'acquisto. Durante la marcia, ascolto il motore, guardo gli ingombri, lo spostamento delle masse, la reazione della moto in frenata (ammazza se frena!), la protezione aerodinamica.

Distratto da tutto questo, arrivo d'un fiato da Eugenio. Commenti, complimenti e, soprattutto, pianificazione per l'incontro del giorno dopo: Fiorenzuala, ore 10:00.

Riparto per Milano, mi godo il motorone e sono felice come un bambino. Di tanto in tanto, il pensiero è andato alla mia piccola Mukki, un po' di nostalgia, ma questa è un'altra cosa, un altro concetto di moto, di viaggio di confort.

La protezione dall'aria è formidabile, in autostrada a 130 km/h e in sesta si va in assoluta tranquillità; la sella è ampia e comodissima.

Contento.

Arrivo a casa e la parcheggio davanti alla porta del garage. La apro, guardo lo spazio disponibile, guardo la moto e mi dico: "Sperem!".

Inizio la manovra di parcheggio e...voila: è entrata in un istante, leggera in modo inaspettato e con spazio sufficiente di manovra.

E vai!!!

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Primo Giorno:

sistemati i bagagli, la borsa serbatoio e fatto il pieno (26lt), partiamo in direzione Fiorenzuola: luogo dell'appuntamento, il promo autogril dopo Fiorenzuola.

Prima di partire, ho detto a mia moglie che se non si fosse sentita sicura sulla nuova moto, data la mia assoluta mancanza di conoscenza del mezzo, avrebbe potuto viaggiare col collaudatissimo cognato Neni.

In autostrada, un sacco di moto e un discreto traffico di autovetture. A cavallo di Babu mi sentivo al sicuro e ben piazzato. Un colpo di acceleratore e senza accorgersi si arrivava a 150 km/h.

I chilometri che ci separavano dal luogo di incontro sono stati snocciolati in scioltezza.

Cartello di Fiorenzuola, autogril, freccia a sinistra e a cento metri vediamo il Neni parcheggiato che ci aspetta. Bellissimo l'incontro a metà strada.

L'area di servizio è piena di macchine, moto, gente a piedi che si muove da un luogo all'altro. Noi prendiamo un caffè ed una brioche e poi riprendiamo il viaggio per Bologna-Sasso Marconi.

L'autostrada inizia a riempirsi, il traffico aumenta con l'avvicinarsi al capoluogo emiliano, abbiamo fatto molti tratti fra la prima corsia di destra e la corsia di emergenza.

A pochi chilometri dal Sasso Marconi, ci fermiamo per fare rifornimento al GS del Neni. E' la prima volta che mi capita di essere in coda per immettermi in autostrada.

Tutto bloccato. Nonostante la mole della mia RT, mi divincolo e riusciamo ad arrivare all'uscita di Sasso Marconi. Prima prova di confidenza con la moto nello stretto del traffico.

Lasciamo, per fortuna, l'autostrada e iniziamo a percorrere la strada che ci condurrà a Monzuno, Loiano e passo della Raticosa.

Strade belle, anche come fondo, contesto collinare incantevole, un bel sole; peccato per il vento forte che soffiava a raffiche e che diventava pericoloso in curva.

Superato Monghidoro, arriviamo al passo della Raticosa: vento fortissimo e un discreto freschetto.

Parcheggiamo, Roberta ed Eugenio tengono il casco allacciato; io vado ad acquistare lo sticker del passo.

Ci rimettiamo in sella e con difficoltà riuscivo a tenere dritta la moto, a causa delle raffiche violente di vento. Ho avuto il timore che la moto mi cadesse.

Lasciamo immediatamente il colle e ci portiamo a Firenzuola, dove facciamo una piccola pausa pranzo. Il cielo si è coperto ed è iniziato a scendere qualche goccia d'acqua, ma nulla di allarmanete.

Durante lo spuntino, abbiamo consultato la mappa e calcolato i chilometri che ci separavano dalla meta di giornata: ancora un bel po', meglio muoversi e non perdere tempo.

Piccolo inciso: alla ripartenza dall'uscita della piazzetta dove eravamo parcheggiati, nello sterzare a sinistra, la borsa serbatoio ha toccato il clacson. Bhe, per sentire si sente, pare quello di una macchina; ho fatto un salto, ero convinto che qualche idiota mi avesse suonato da dietro.

Discendiamo verso Borgo San Lorenzo, in mezzo al verde e alle colline. Peccato il cielo un po' grigio, ma la cornice è veramente magnifica.

La confidenza con Babu aumenta di chilometro in chilometro e il piacere di guida è esponenziale. Non avverto alcuna fatica.

Nel piacere della guida e della strada, arriviamo alle porte di Firenze.

In origine, avevo pianificato un altro percorso, ma la cartellonistica italiana è tutto fuorché chiara e univoca: va un po' interpretata.

Ma perché non facciamo come succede altrove che ad un incrocio, oltre a mettere il cartello con l'indicazione della località si mette anche il numero della strada? In Francia, ad esempio, il cartello riporta in alto il numero della strada ed in basso la località. In questo modo, carta stradale alla mano, difficilmente ci si può perdere.

E non ditemi che sono anacronistico e che ci sono i gps. Con questo strumenti, mi perdo la metà del piacere del viaggio. Non capisci dove sei, ti fai guidare come un automa e non rimangono impresse nella memoria le strade percorse.

Sta di fatto che ci troviamo sui Lungarni di Firenze, che volevo evitare, e con calma troviamo le indicazioni per Greve in Chianti e la SR222.

 

Usciamo da Firenze e iniziamo a passeggiare per le colline del Chianti: belle, ordinate, con i filari che ondeggiano all'orizzonte.

Proseguiamo su questa bella strada SR222 fino a Siena. Non entriamo in città, rimaniamo sulla cintura esterna seguendo le indicazioni per Asciano e la la SS438.

Prima di imboccare la strada che ci condurrà all'agriturismo che mia moglie ha riservato, ci fermiamo a fare il pieno. Con estremo piacere riempio il pancione della mia nuova mucca (26 lt), faccio un calcolo di quanti litri sono stati consumati in questi 415 km fatti e scopro un consumo medio di 20 km/lt: molto bene.

Puntiamo verso Asciano e scopriamo un paesaggio incantevole: le crete senesi.

Dolci colline verdi, fila di cipressi che sembrano i grani di una collana di perle adagiata morbidamente. Cipressi che guidano lo sguardo e lo conducono a dei casolari incantevoli che punteggiano l'intero panorama. Bello, rilassante.

La giornata volge al tramonto e noi al nostro agriturismo: Fattoria del Colle.

Un posto meraviglioso, su una delle tante colline nei dintorni di Trequanda, in mezzo al verde e alla quiete. Una struttura perfettamente tenuta.

Noi abbiamo la disponibilità di un appartamentino: due matrimoniali e due bagni.

La cena la faremo presso il ristorante di Donatella (Osteria di Donatella) che ha sede nell'agriturismo: spaziale. Antipasti misti, una portata principale per ciascuno con contorno, una buona bottiglia di rosso di Montalcino, dolce, amaro.

Dopo una giornata di moto, il giusto premio.

 

Secondo giorno:

sveglia presto, colazione generosa e deliziosa, preparazione moto e partenza per Perugia. Guidiamo fra le colline e ci facciamo portare dalla strada (ottimo fondo) in quel paesaggio che è la cartolina della Toscana nel mondo. Ce lo lasciamo alle spalle, per dirigerci verso San Quirico d'Orcia, Pienza, Chianciano Terme (SP146); poi, proseguiamo verso Città della Pieve, sulla R71, per dirigerci verso Perugia sulla R220.

Strada anonima, niente di entusiasmante. A Perugia parcheggiamo e ci fermiamo a mangiare qualcosa sulla piazza IV novembre.

Toccata e fuga e di Perugia ci rimangono poche istantanee.

Ripartiamo per il Lago Trasimeno: come al solito, litigo con la segnaletica, non si capisce nulla e alla fine, tra strade a scorrimento veloce e alcuni tratti sul lungo lago, arriviamo in località Borghetto pronti a prendere la SS71 per Cortona.

Arriviamo in cima al paese, appoggiato su una collina, parcheggiamo le moto e entriamo dentro le mura per una rapida visita.

Mentre Roberta fa qualche giro per vetrine, Eugenio ed io, comodamente seduti sulle scale del palazzo comunale, cerchiamo un albergo per la notte. Tra un motore di ricerca ed un altro, Roberta trova una magnifica soluzione a Poppi: la Torricella.

Sistemato il pensiero "notte", terminiamo il breve tour cittadino. Riprendiamo le moto e imbocchiamo la strada per Arezzo, la valle del Casentino e Rassina. Di qui, l'ascesa sulla SP60 in direzione Chitignano e Chiusi della Verna. Strada bella tortuosa, fondo che lascia un po' desiderare, ma ampiamente compensato dalla natura che la circonda. Ci portiamo sino al parcheggio del Santuario della Verna; ci fermiamo pochi minuti e, purtroppo, per l'orario e le condizioni di viaggio, non visitiamo il Santuario (Roberta ed io, in passato, lo abbiamo visitato e merita una lunga sosta).

Ritorniamo sui nostri passi e scendiamo sulla SP208: qui, debbo dire, bella strada.

Come scrivevo più sopra, è il mio primo viaggio con la RT. Terminata la discesa, ci incolonniamo dietro due camper. Siamo a passo d'uomo e a pochi chilometri da Poppi, di cui vediamo il castello in lontananza alla nostra destra.

Breve distrazione, guardo a destra, non mi accorgo che davanti si sono fermati per un semaforo -che da dietro non ero riuscito a vedere perché nascosto dalla sagoma del camper- e quando riporto gli occhi sul mio anteriore vedo il camper fermo. Un istante, pinzo la leva anteriore, la moto si blocca, il mio peso e quello di Maddalena mi sbilanciano in avanti e poi di lato destro.

Lentamente, ma inesorabilmente, la moto cede a destra; provo a tenerla ma è tutto inutile, i 300 kg la fanno da padrona. Si adagia sul fianco.

Roberta è schizzata dalla sella, io ho imprecato come un folle mentre la moto non si è fatta nulla: merito dei paracilindri e della borsa laterale (pochi graffi sulla plastica nera della borsa).

...ma che gran seccatura. Dopo 24 ore, già battezzata...

Dopo il piccolo incidente, arriviamo alla nostra destinazione.

Parcheggiamo le moto e iniziamo le pratiche di registrazione e assegnazione delle stanze. Bella sistemazione, in mezzo al verde, una struttura curata che oltre ad essere un albergo, ha anche un ristorante interno.

A Cortona, oltre alla prenotazione delle stanze, avevamo anche riservato un tavolo per la cena e così dopo esserci accomodati, siamo andati nella grande sala ristorante per la cena.

Tanta gente, ambiente accogliente e buona cucina.

 

Terzo giorno:

il tour è giunto al termine.

Facciamo una ricca colazione in albergo e poi riprendiamo la nostra strada in direzione Passo Londa e passo della Futa. Un poco d'acqua accompagna l'ascesa della futa, pochissima cosa, e giunti a pochi chilometri dalla cima, ci fermiamo con dei motociclisti. Questi ci consigliano di andare a visitare il cimitero dei soldati caduti durante la seconda guerra mondiale che si trova al passo.

La giornata e coperta, le nuvole basse percorrono il passo creando quell'effetto nebbia tipico della montagna.

Parcheggiamo le moto nell'ampio spazio antistante l'ingresso al cimitero.

La reception è chiusa, ma il sito è visitabile.

Beh, è da visitare. E' impressionante vedere questa collina traboccante di lapidi che riportano, ciascuna, almeno i nomi di tre militari. La collina è piena, a perdita d'occhio, di queste lapidi.

Complice la nebbioina, il cielo grigio, il silenzio irreale, il sito lascia senza parole.

Migliaia di ragazzi (l'età media è molto bassa) morti e sepolti lontano dai propri cari. Una generazione spazzata via.

Quando ritorniamo alle moto, sono poche le parole che ci restano in bocca.

Arriviamo al Passo e come mia consuetudine, vado a prendere lo sticker da attaccare sulla valigia.

Scendiamo verso bologna e poi, tutta dritta fino a casa in autostrada. Con Eugenio, ci salutiamo allo svincolo di Fiorenzuola.

 

Conclusioni:

primo viaggio in Italia.

Come sempre si usa dire, posti belli, tanti siti culturali, gente affabile, si mangia bene, però le strade, la segnaletica e l'educazione stradale, per chi è abituato a girare in Europa, sono anni luce indietro; c'è tantissimo da lavorare.

Abbiamo un patrimonio dal valore inestimabile e non ce ne rendiamo conto o siamo troppo pigri per farlo fruttare come meriterebbe.

L'esperienza italiana è stata bella, forse programmeremo altri giri, ma se devo pensare ad un viaggio in moto con l'obiettivo di conciliare il piacere della guida con la bellezza dei luoghi, ad oggi, l'estero rimane la prima scelta.

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