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11-14 agosto 2011

(Trieste-Vršic-Nockalmstraße-Großglockner-passo Pordoi-passo Falzarego-passo Sella-Jaufenpass-Timmelsjoch-Resia-Ofenpass-Livigno)

 

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Giro completo

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2° giorno

3° giorno

4° giorno

 

Foto 

 

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Primo giorno:

sabato 11 agosto, 8:00 del mattino, giornata splendida. Ci incontriamo per caricare le valigie, bere l'ultimo caffè prima di partire, saluti vari, foto di rito e per le 8:30 siamo pronti per la partenza.

L'anno scorso facemmo l'arco alpino partendo da Venimiglia sino a Livigno e ci promettemmo di fare la seconda parte l'anno successivo. Un anno è trascorso e, adesso, siamo di nuovo in sella per prestare fede alla promessa fatta.

La squadra è sempre la stessa: Eugenio, Roberta, io.

Eugenio è la persona che due anni fa mi ha insegnato ad andare in moto, conducendomi fra i tornanti dietro casa e insegnandomi alcuni accorgimenti -astuzie!- di come andare in moto. Avevo sempre sperato di poter, un giorno, fare un viaggio insieme, ma temevo che la mia inesperienza potesse fare da freno e, quindi, fosse motivo di preclusione. Invece, non solo abbiamo fatto un giro, ma abbiamo organizzato due viaggi da quattro giorni ciascuno e di oltre tremila kilometri percorsi: una bella soddisfazione.

Dai tornanti di Ceratello -piccolo paese a 800 mt d'altezza- a quelli del Col de la Bonette e del mitico Gloßglockner.

Dai, partiamo!

Il programma del primo giorno è fissato: casa, Trieste, Ciginj.

Per la prima volta, prenotiamo il pernottamento della prima tappa. Una buona soluzione che permette di abituarsi alla lunga giornata di strada dopo un anno di semi letargo, senza l'assillo di dover trovare una sistemazione dopo ore di moto e chilometri.

C'è poco da raccontare del tratto di strada che da casa porta a Trieste: A4 da Brescia fino a Sistiana. Qui, usciamo e percorriamo la litoranea -la SS14- fino a Trieste.

Lungo l'autostrada possiamo ammirare l'educazione stradale italiana: all'altezza di Desenzano, assistiamo ad un classicissimo tamponamento a catena. Cinque o sei macchine, nella rigorosa osservanza della regola della distanza di sicurezza, si sono date appuntamento sulla corsia di sorpasso per una intima conoscenza delle rispettive carrozzerie. Air bags esplosi, lamiere contorte e vacanze andate a put...ne.

Qualche chilometro di coda, che da motociclisti sfuggiamo abusando della corsia d'emergenza (lo so, anche questa è un'infrazione al codice!!!), e possiamo apprezzare un'altra bizzarria tutta italiana: non basta la coda causata dall'incidente, è necessario alimentarla con un altro atteggiamento d'ostruzione: la curiosità morbosa di ciò che è accaduto! In prossimità dell'incidente, si rallenta vistosamente, si guarda in direzione incidente e per un attimo ci si dimentica di tutto ciò che ci sta intorno. E la curiosità sarebbe veramente appagata all'ennesima potenza se a terra si potesse vedere qualcuno, non esanime, semplicemente ferito: un bell'aneddoto da raccontare la sera.

Arriviamo a Sistiana (code alle barriere), usciamo dall'autostrada e iniziamo a percorrere la statale. A destra si apre l'orizzonte sull'Adriatico, si sente il caldo umido e salmastro del mare e con lo sguardo che si perde all'orizzonte il cuore ha un sussulto. E' una sensazione di infinito che dà pace.

Passiamo in parata sul lungo mare di Trieste, fiancheggiamo piazza Unità d'Italia e parcheggiamo in una via adiacente.

Ci spogliamo dell'armatura e non facciamo tanta strada per trovare un posto dove mangiare un panino. A due metri dal parcheggio c'è un bel bar e, quindi, decidiamo di fermarci senza troppo peregrinare.

Nel frattempo, si addensano nubi sulle nostre teste e inizia a piovere. Il barista triestino ci rassicura: "Arrivano dalla Slovenija e quando arrivano a Trieste si sgonfiano". Ottimo, per chi resta a Trieste. Ma noi dobbiamo andare proprio in Slovenia e ciò che ci aspetta non ha un bel colore.

Facciamo un giro per la città, in effetti la pioggia è durata poco. Un bell'acquazzone a cui è seguito un cielo azzurro.

Torniamo in strada, ripercorrendo la SS14 e la SS55 fino a Gorizia. Il cielo sulla Slovenija e cupo e pesante, sulla strada tira un forte vento. Arriviamo a Gorizia che inizia a piovere e ci ripariamo in un'area di sosta posta alle porte dell'autostrada per Lubjana. Piove forte, tutto intorno nuvole anche se pare che ci siano spiragli di apertura. Resteremo in quell'area di sosta per oltre mezz'ora. Ad un certo punto, mettiamo l'antipioggia e partiamo: ormai sta spiovendo.

Costeggiamo la periferia industriale di Gorizia e entriamo in Slovenija, imboccando la 103. Strada bellissima che corre di fianco al fiume Isonzo e tutt'intorno il verde di questa terra di Slovenija. Il verde ci accompagna in questo pomeriggio che si affaccia al tramonto e ci conduce sino a Ciginj.

L'albergo prenotato mi è stato suggerito da un forumista di QDE; per l'esattezza, il forumista mi parlò bene dell'estetica esterna dell'albergo, sottolineandomi di non essersi mai fermato e, conseguentemente, non poteva dirmi se il dentro fosse all'altezza delle aspettative. Guardo sul web il sito dell'albergo, le foto, i prezzi e decidiamo di prenotare. L'albergo si chiama The Blue House (http://www.bluehousetolmin.com/Welcome.htm). Qui troverete Valentin, un ragazzo molto ospitale, gentile e che parla un perfetto italiano. Albergo che, in origine, era una trattoria e col tempo trasformato in albergo. Stanze grandi, arredamento d'epoca e cura dei dettagli, Colazione superba. L'albergo è sulla strada, ma non c'è da preoccuparsi degli eventuali rumori del traffico: la strada è pochissimo frequentata.

Come detto, arriviamo a destinazione nel tardo pomeriggio. Ci sistemiamo, facciamo la doccia e, poi, decidiamo di andare a cena fuori: ossia, nell'unico locale presente. Pizza, quattro cinque birre da 66 cl, dolce e il tutto per un prezzo ridicolo. Ma al di là del prezzo, la sensazione è stata quella di essere stati catapultati in un mondo così lontano dalla frenesia a cui siamo abituati: ritmi lenti, bambini vocianti che si rincorrono, persone sedute intorno al tavolo a chiacchierare e sorseggiare qualcosa. Semplicemente, quiete.

 

Secondo giorno:

dormito benissimo, silenzio. Facciamo colazione nella grande stanza a piano terra (rialzato rispetto all'ingresso). Valentin è premuroso e accorto.

Riprendiamo la strada alla volta di Tolmin, Bovec per affrontare l'ascesa per Vrsic. Siamo sempre circondati da un verde splendente, aria frizzante e cielo sgombero da nubi.

I tornanti che portano al passo di Vrsic (alto solo mt. 1611) sono un numero incredibile. Come su tutti i passi affrontati, siamo spesso accompagnati da stoici ciclisti madidi di sudore. Facciamo fatica noi a muovere i nostri mezzi fra le curve, non voglio immaginare quello che provano i poveri ciclisti.

Quando arriviamo in cima, ci imbattiamo in un parcheggio organizzato a lato della strada, con autobus che fanno scendere turisti, automobili, moto e un via vai di ciclisti. Lì, troviamo due chioschi che vendono i soliti souvenir -e dove compriamo il magnete da frigorifero-; ci fermiamo a fare qualche foto. E' un bel passo e nonostante sia alto solo mt. 1600 è circondato da bei costoni di roccia nuda. Oggi è una bella giornata e questo conferisce al passo un aspetto magnifico.

Contenti di aver iniziato la giornata con una sorpresa simile, puntiamo le gomme verso l'Austria. Destinazione, Kranjska Gora, Villach, Nockalmstraße, per finire la tappa sulle pendici del mitico Großglockner.

Lasciamo la Slovenija, con la promessa di tornare e approfondirne la conoscenza, per entrare in Austria. Strada ripida in discesa, non eccellente, e subito ci fermiamo a fare benzina: bello spendere poco più di € 1,4 al litro!!!

Passiamo Villach, senza entrare in città, ci portiamo sulle coste dell'Ossiacher see e andiamo verso la Nockalmstraße, imboccando la strada 95 subito dopo Feldkirchen in Kärnten.

Che dire della Nockalmstraße: è una strada di montagna a pagamento, curve su curve e asfalto austriaco, quindi, stiamo parlando di una strada tenuta benissimo. E' un parco giochi all'aperto per gli amanti delle due ruote, sia che abbiano o no il motore: infatti, non mancano quelli che salgono in bicicletta.

Meravigliosa strada.

Il cielo sopra di noi è mutevole: lasciamo la Nockalmstraße con le nubi e ci muoviamo verso Radstadt con un caldo sole. Prendiamo la strada 163 con direzione...Großglockner.

La sosta è a St. Johann im Pongau, breve, solo il tempo di scattare qualche foto alla cattedrale. Strada 311 fino a Bruck an der Großglocknerstraße e poi l'ascesa.

E' tardi quando passiamo la barriera per il Groß (saranno state le 17:00 abbondanti). Saliamo accompagnati da un cielo coperto di nuvole grige, scure e pesanti. Di tanto in tanto, fa capolino qualche sprazzo di sereno, ma è poca roba.

Saliamo la strada e dentro il casco mi dico, con non poca emozione: "Sto salendo il mitico Groß, anch'io potrò dire d'esserci stato!"

La strada, come molti sapranno, è a pagamento, ma è un biglietto che si paga volentieri perché è tenuta benissimo. Saliamo, ci fermiamo a fare qualche foto alle montagne che ci circondano e, infine, arriviamo all'Edelweisspitze (mt. 2571 s.l.d.m.). Parcheggiamo le moto e facciamo una serie di foto. L'aria pungente e l'ora tarda ci invitano a ridurre al minimo indispensabile il tempo da dedicare alla visita.

Ripartiamo, scendiamo all'Hoctor -anche qui, foto- e poi la strada si dirige alla biforcazione: a sinistra, si raggiunge il paese di Heiligenblut, a destra si va al Großglockner -ossia, a vedere il ghiacciaio-. E', ormai, tardi quando arriviamo all'incrocio, saranno state le 19:00, e dovevamo trovare una sistemazione per la notte.

Abbandoniamo l'idea di salire al ghiacciaio, per dirigerci a valle. Arriviamo a Heiligenblut e dopo un breve giro di perlustrazione, riserviamo al Rupertihaus. Qui, dopo le formalità, ci avvisano che i ristoranti chiudono presto (20:30, se non ricordo male) e, quindi, posticipiamo la doccia e, vestiti da motociclisti, andiamo a mangiare.

Una bella serata passata in compagnia, in un locale tipico, ricordando le belle cose viste in giornata e pianificando la tappa del giorno dopo.

Stanchi, torniamo in albergo.

 

Terzo giorno:

Aria freschina, cielo nuvoloso, ma non minaccioso. Quelle nuvole di montagna che col sorgere del sole lasciano i declivi per lasciare spazio al cielo azzurro.

La giornata prevede il ritorno in Italia, attraverso le Dolomiti ampezzane. Sconfiniamo a Dobbiaco e iniziamo a salire per il passo Tre Croci, per arrivare al Falzarego e, proseguendo sulla 48, si arriva al Pordoi.

Ci sono parole per descrivere la bellezza delle Dolomiti? Bisogna vederle e basta. Quando arriviamo al Sella, la sensazione di essere minuscoli dinanzi alla natura è palpabile. Ci arriviamo che è un po' nuvoloso, sprazzi di azzurro qua e là. La montagna nuda e pietrosa che ci circonda è, grigia, ocra, bianca. La strada passa in mezzo a questa maestosità. Si dovrebbe percorrerla con un certo timore reverenziale, come a voler riconoscere alla montagna un indubbio predominio su tutto. E, invece, il traffico è caotico, rumoroso, indifferente.

Camper che sfidano pendenze e tornanti, incroci di mezzi al limite del possibile, code: siamo a 2000 mt e siamo in coda!!!

Scendiamo alla volta di Chiusa e arriviamo a Bressanone. Breve sosta nella piazza centrale, qualche foto e poi riprendiamo il viaggio verso Vipiteno, Passo del Giovo e San Leonardo.

Ho un ricordo un po' confuso dell'ascesa al passo del Giovo; se non ricordo male, la strada non è bellissima, ma non vorrei confonderla con qualche altra.

In compenso, ricordo benissimo la discesa.

Eugenio è davanti (BMW R1200GS) che fa l'andatura, io dietro, e dietro di noi qualche altra moto: beh, Eugenio è sceso a "cannone", non so come ho fatto a stargli dietro. Solo due sciamannati tedeschi ci hanno passati, con una guida, a dir poco, spregiudicata.

Però, mi sono divertito!

A San Leonardo decidiamo in che paese fermarci. Conveniamo di affrontare la strada che porta al Timmelsjoch (Passo Rombo) e fermarci a Moso in Passiria. Qui, però, gli alberghi sono tutti pieni e ci consigliano di andare a Plata, un paese a due chilometri di distanza.

A Plata troviamo un albergo (Platterwirt), ci sistemeranno nella depandance di fronte, perché anche questo albergo e tutto pieno. Bella sistemazione, ottima cena, molto piacevole la conduzione familiare.

 

Quarto giorno:

è l'ultimo giorno di viaggio e un po' di malinconia affiora. Abbiamo, però, in programma una bella tappa: subito, il Timmelsjoch (Passo Rombo), Passo Resia, l'Ofenpass (passo del Forno), Livigno -attraversando il tunnel della società elettrica svizzera e, infine, casa, passando per Poschiavo.

La strada che porta al Timmelsjoch è ricca di tornanti, bella e impegnativa. In prossimità della vetta, ci fermiamo a bordo della strada ad ammirare la montagna. Rocce, pendii vertiginosi, nuvole base, silenzio: ci sentiamo quasi di troppo, come se invadessimo uno spazio non nostro. La montagna, a queste altezze, è meravigliosa; dà la possibilità, a chi sa ascoltare, di riflettere sulla fragilità dell'uomo e della sua caducità. Di fronte ad una natura così potente, siamo davvero poca cosa, anche con tutta la nostra tecnologia, la nostra conoscenza.

Facciamo qualche foto, ci godiamo il silenzio e poi riprendiamo verso il passo. Quando si giunge in cime, venendo dal versante italiano, si incontra una grosso parallelepipedo che funge da osservatorio, al cui interno c'è un museo sull'Hochalpenstraße. Parcheggiamo le moto e ci fermiamo qualche minuto.

La discesa verso Sölden non è bella come l'ascesa del versante italiano. La strada è sempre e comunque bellissima. Il tratto successivo che conduce a Landeck e, poi, al Resia non è nulla di interessante.

Si giunge sulle rive del Resia, parcheggiamo di fronte al campanile che emerge dalle acque del lago (per chi non l'ha mai visto -come me-, suscita una forte impressione) e facciamo un breve giro -e foto di rito-. Scambiamo due parole con una coppia di motociclisti -un uomo e una donna- e Roberta inizia a chiedere informazioni alla ragazza sulla moto che ha, una Kava ER600N; lei, gentilmente, la invita a sedersi e a provarla. Le spiega della facilità di guida e della leggerezza della moto una volta in movimento.

Che Roberta ci stia facendo un pensiero!?

Ripartiamo alla volta del Passo del Forno, bella la cornice di Malles, incantevole la parte di Svizzera che conduce al tunnel per Livigno.

A Livigno arriviamo che è pomeriggio, ci fermiamo e sembra di stare in una città turistica di mare. Della montagna sono rimaste le cime che circondano Livigno, per il resto è un susseguirsi di donne in sfilata e uomini con le scarpette da vela ai piedi: scappiamo quanto prima.

Il viaggio è, ormai, finito. Si deve ritornare e la strada che ci porta a valle, a casa, è la più pesante dei 1600 km percorsi: vuoi la stanchezza, vuoi il traffico in aumento, vuoi il dispiacere di dover chiudere anche questa bella parentesi.

Il tour delle Alpi è bellissimo e regala mille sfaccettature della montagna, non stanca mai ed è una giostra pura per chi guida: consigliatissimo.

 

Chilometri totali percorsi: 1600.

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