SECONDI
SECONDI
19-20-21 luglio
Primo giorno:
Quest'anno, abbiamo fatto solo dei piccoli giri in moto. Nessun tour di tre, quattro giorno; quelli programmati per i ponti festivi, si sono dileguati sotto l'acqua battente delle stagioni appena passate.
Vista la pessima annata, abbiamo deciso di regalarci un fine settimana, strappando al lavoro il venerdì.
Destinazione: ça va sans dire, l'amata Provenza.
Prenoto in anticipo gli alberghi, sicché, ci dobbiamo preoccupare solo di goderci il viaggio.
Il giovedì sera, dopo una giornata bollente a Milano -con le annesse difficoltà del lavoro-, prepariamo le valige: leggeri questa volta -non che di solito si portino cose in eccesso-, perché dobbiamo portare in Italia, direttamente dalla Provenza, della lavanda, raccolta in bouquet e sfusa nei suoi piccoli fiori essiccati. Servirà per il cinque settembre, giorno in cui condividerà il ruolo di protagonista con i futuri sposi: Roberta ed io.
Sveglia al solito orario di lavoro, colazione rapida e alle 8:15 simo già in strada, direzione autostrada Milano-Oulx.
Viaggio tranquillo, sosta dopo 170 km per rifornimento e rinforzino alla colazione e poi dritti verso il Monginevro.
Ho le gomme nuove e appena inizia l'ascesa per il Monginevro mi diverto ad affrontare le curve. Divertimento che dura poco, perché incontriamo del traffico pesante difficile da passare. La discesa verso Briançon la facciamo dietro un TIR di venti metri, che tra i vari tornanti, è impossibile da passare.
Saltiamo la tappa a Briançon, per dirigerci direttamente sul lago di Serre Ponçon. A Savines le Lac, parcheggiamo e facciamo una pausa pranzo sulla terrazza che affaccia sul lago: noi, non vediamo proprio il lago, però l'orizzonte è molto piacevole.
Ripartiamo con delle nuvole minacciose che ci girano intorno; poche gocce d'acqua e quando lasciamo la N94 per immetterci sulla D942 in direzione Tallard, le nuvole ce le lasciamo alle spalle. Davanti a noi, adesso, solo il sole.
Una tirata unica fino a Sisteron e qui facciamo una passeggiata per il centro.
Quando decidiamo di percorrere questa porzione di Provenza, passiamo spesso per la città di Sisteron e questo fa sì che molti luoghi siano divenuti familiari; a essere sinceri, non solo i luoghi, ma anche alcune persone: il proprietario dell'hotel la Citadelle e di un negozio di prodotti provenzali (non il solito coacervo di chincaglierie, ma un negozio dedicato ai prodotti gastronomici locali, a quelli di filatura, all'oggettistica varia della casa e a quelli per la bellezza del corpo). In questa occasione, è stato bello potersi fermare con loro e scambiare qualche battuta. Venivamo appellati come les motardes italien.
Quindi, passeggiata per il centro e acquisto di un paio di cartoline, null'altro, perché il giorno dopo saremmo dovuti ripassare per il pernotto e, dunque, abbiamo posticipato gli ulteriori acquisti.
Riprendiamo la strada per Sault, la D946 per Noyers-sur-Jabron. Una bella strada, a tratti con l'asfalto di fresco rifacimento e per questo molto divertente. Il contesto in cui si guida è piacevole: si attraversa una vallata fra due catene montuose, nella zona di Sederon si inizia a risalire leggermente per poi discendere verso Sault. Qui, iniziamo ad incontrare i primi campi di lavanda.
Arriviamo a Sault nel tardo pomeriggio, verso le 18:00. Parcheggiamo la moto e ci dedichiamo all'acquisto della lavanda nel negozio di fronte alla Maison Bleu, chaimato La Maison des Producteurs. Per chi ama i prodotti provenzali, questo è un negozio che merita d'essere visitato.
Sault, infine, ci fa un bel regalo: un matrimonio provenzale presso la Mairie, con lancio di lavanda al posto del riso a cui siamo abituati.
Grati di questa sorpresa e vista l'ora tarda, andiamo presso la maison d'hote che abbiamo prenotato: maison d'hote Mon Ventoux.
Si trova a pochi chilometri a sud di Sault, nel paese di Saint-Jean de Sault.
Il posto è incantevole. La nostra camera era al pian terreno con porta d'accesso che dava direttamente sul giardino: vista piscina e collina di fronte. La maison affaccia sulla strada D943, ma il traffico è l'ultimo dei problemi: passa una macchina ogni mezz'ora a passo d'uomo.
Da Milano, avevamo portato il costume nella speranza di passare parte del pomeriggio in piscina, ma a Sault siamo arrivati troppo tardi e, quindi, abbiamo fatto in tempo a fare una doccia e sederci al tavolo (piano superiore, sotto un porticato) per degustare l'aperitivo.
Dopo l'aperitivo, siamo passati alla cena preparata dalla signora Miryam: ottima, ricercata -per essere una table d'hotes- e di qualità. Degna conclusione di una splendida giornata.
Secondo giorno:
dormito eccellentemente. Abbiamo aperto la porta finestra e siamo stati salutati da una splendida giornata di sole. Colazione, saluti di rito e, poi, abbiamo chiesto se vi fosse stata la possibilità di prenotare qualche giorno per settembre: impossibile, tutto prenotato e, se non ricordo male, fino all'anno prossimo.
Siamo partiti, dirigendoci verso l'Abazia di Senanque. Chi non conosce questo luogo! Anche se non si è a conoscenza del nome del luogo, è l'immagine della Provenza con la lavanda in fiore: l'abazia medievale grigia sullo sfondo e il campo di lavanda viola che la precede.
Quando arriviamo è tarda mattinata, con un caldo feroce e troppa gente armata di qualsivoglia fotocamera: dalla più semplice macchinetta digitale ai mostri di tecnologia che solo gli amatori sono in grado di comprare. Persone in posa fra i filari della lavanda, cavalletti pronti ad immortalare privi di qualsiasi movimento le bellezza dell'abazia, tutto un formicolare di gente, un chiacchiericcio continuo.
Mi sono fermato, osservando come la gente si stesse dimenticando in quale luogo fosse, ignorasse cosa rappresentasse quell'edificio grigio là in fondo al campo di lavanda. Un brusio e un brulicare che mal si conciliavano col silenzio imposto dal luogo.
Ma anche i monaci sono consapevoli dell'estrema bellezza di ciò che hanno creato e, quindi, per qualche ora al giorno, concedono lo strappo alla regola del silenzio, permettendo che ciascuno possa portarsi a casa un angolo suggestivo di questa Provenza.
...fra i folli a caccia di foto, c'ero anch'io: non sono mica matto da perdermi l'occasione!
Si riparte alla scoperta di una parte del Luberon. Andiamo alla ricerca dei paesi di Gordes, Ménerbes, Bonnieux, posti di cui abbiamo letto nei libri di Peter Mayle.
Arriviamo a Gordes: un gioiello. Tutto bello, pulito, ricercato nei minimi particolari, case in pietra dal colore caldo, quasi ambrato, con piscina; tutto affinché il turista più danaroso possa sentirsi coccolato e viziato e possa tornare in patria e dire d’aver vissuto un momento indimenticabile in quel coin di Francia che prende il nome di Provenza.
Non un campo di petanque, non un bar con persone in camicia da lavoro sbottonata a svelare ventri rotondi e capaci, persone dedite a godersi un bicchiere di pastis e perdersi in mille parole, nessun vociare fra un tavolo e la barista. In compenso, si sente tanto giapponese, olandese, inglese.
Tutto bello, ma non è la Provenza che cerchiamo.
Andiamo verso i Paesi che ho detto prima.
Sotto un profilo stradale, il percorso non è quello che potrebbe entusiasmare il motociclista alla ricerca di tornanti, salite, staccate e curve veloci. Qui, ciò che viene appagato è l’occhio. E’ un misto di Toscana, macchia mediterranea, pini marittimi. Si sentono mille profumi: finocchio, rosmarino, timo selvatici, lavanda, pino marittimo, resina e capra.
Si vedono vigneti, tanta collina, tanti paesi accovacciati su piccoli promontori.
E’ un’altra Provenza rispetto a quella del dipartimento dell’Alpes de Haute Provance. Qui, dipartimento del Sud-Vaucluse, ci sono tanti vitigni e il paesaggio è meno aspro. Le alti Alpi qui sono tanto lontane e, quindi, i profili sono più dolci e bassi.
Arriviamo a Bonnieux un po’ tardi rispetto alla tabella di marcia e, quindi, decidiamo di passare oltre e fermarci a Banon.
Passeggiamo per il Sud-Vaucluse, passiamo Apt e saliamo verso Banon. Strada veloce e divertente.
Banon, paese noto per il celeberrimo formaggio di capra: il formaggio di Banon, avvolto nelle foglie di castagno, legato con la rafia. E per la libreria Bluette.
Ci fermiamo e mangiamo. Un’ottima insalatina, normale a mille altre ma arricchita dal formaggio di Banon. Dopo pranzo, una visita alla libreria.
Riprendiamo il viaggio per Valensole, meta per la visione della distesa di lavanda.
Quando arriviamo, veniamo accolti da un paio di autobus di turisti pronti a godere della distesa. Dopo una serie discreta di scatti, andiamo a prendere un gelato in paese e, poi, quattro acquisti nel bel negozio posto nella piccola piazzetta antistante la fontana settecentesca. Sempre lì, c’è un negozio che vende prodotti alimentari autoctoni, che non abbiamo visitato e che sarà l’occasione per ritornarci. Usciamo dal paese e qui vediamo un piccolo campetto con persone intente al gioco della petanque.
Infine, visita alla collina di Pluimichel, col temporale che ci girava intorno e che abbiamo, per fortuna, schivato. E’ tardi, ma non abbiamo problemi con la ricerca dell'albergo, perché prenotato dall’Italia. Destinazione, Sisteron.
Arriviamo a Sisteron alle otto di sera, stanchi ma contenti. Arriviamo nel piazzale del nostro albergo (Ibis di Sisteron) e incontriamo un gruppo di italiani che ci dice: “Se non avete prenotato, è tutto esaurito”. Io, tronfio della mia prenotazione, replico: “Abbiamo prenotato dall’Italia, grazie”.
Parcheggio, dico a Roberta di aspettarmi e vado alla reception per sapere dove parcheggiare.
Porto la mia prenotazione fatta tramite Booking e con uno stentatissimo francese, ma sufficiente a dire della camera riservata e il mio nome, vedo la ragazza addetta all’accoglienza smanettare un po’ troppo col computer. Passano cinque minuti e ancora nessun sorriso con chiave in mano. Altri cinque, e mi viene detto che c’è qualche problema.
Consapevole della mia incapacità di affrontare una conversazione e visto che la situazione sarebbe precipitata da lì a breve, dico alla signora di attendere un istante che sarei andato a chiamare mia moglie (lei parla francese).
Scopriamo che la prenotazione non c’è, che l’albergo è pieno (ce lo avevano già detto i connazionali), ma che ci avrebbero trovato una sistemazione: nel frattempo sono le 20:30.
La soluzione c’è e si chiama Ibis Budget, una struttura posta di fianco al nuovo Ibis.
Per chi non ha mai pernottato in un Ibis Budget, l’impatto non è dei migliori. Pare una cabina di una nave, tutta plastica e letti a castello. Il bagno, è incastonato in un angolo (ovviamente, ceco e con aspirazione forzata).
Delusi, stanchi e schifati, ancorché l’ambiente fosse pulito –questo va detto per amore della verità-, ci laviamo al volo e riprendiamo nuovamente la moto per andare a cena in città.
Parcheggiamo, come al solito, al parcheggio dell’Hotel Citadelle e veniamo accolti calorosamente dal titolare.
Ho letto di persone che non si sono trovati bene con la cucina della Citadelle; noi, le volte in cui abbiamo mangiato qui, abbiamo sempre avuto un riscontro positivo.
Parliamo col titolare e gli raccontiamo della disavventura appena vissuta. Gli abbiamo detto che non avevamo prenotato da lui, perché dal sito di Booking il suo albergo era tutto esaurito.
Ceniamo e poi facciamo una piccola promenade per il centro, ma non c’è nessuno.
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Terzo giorno:
ormai dobbiamo rientrare. Siamo combattuti fra il tornare a casa o allungare di un altro giorno. Il senso di dovere e responsabilità ci inducono a desistere dall’allungare la vacanza. Facciamo colazione a Sisteron e poi prendiamo la bellissima strada che conduce fino a Espinasse, sulla D951.
Stupenda, sia per il divertimento che per il panorama. Saliamo verso la diga del lago di Serre-Ponçon -D3- e poi una tirata fino a Briancon. Qui, piccolo giretto nelle mura e poi, per terminare nel migliore dei modi il viaggio, ci fermiamo a Oulx in una buonissima pasticceria.
Il dopo, sono solo monotona autostrada e Milano: ma nel cuore ci siamo tenuti un pizzico di Provenza e questo ci rallegra.