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Tappa VIII

6 agosto 2007

Hospital di Orbigo – El Ganso (30 km)

 

Ottima serata passata con Davide e Gigi, mangiamo, beviamo un paio di bottiglie a cena e poi concludiamo in albergue.

Qui, stappiamo una terza bottiglia; è il compleanno dell’hospitalero e, così, iniziano i festeggiamenti. Le minchiate si sprecano.

Per non disturbare gli abitanti del paese, ci spostiamo nella parte interna dell’albergue: la seconda corte.

C’è un ragazzo inglese o irlandese che suona la chitarre e canta assai bene. Restiamo lì ancora qualche decina di minuti e poi a letto.

La tappa del giorno seguente è dritta fino a Santibañez de Valdiglesias; dopo, si arrampica dolcemente sulla collina a tratti coltivata e a tratti verde per poi scendere a San Justo de la Vega.

Colazione, Ale va in sofferenza, ma l’ennesima bomba di Ricardo lo rianima.

Il bar è una falsariga dei nostri vecchi bar di frazione di quando ero piccolo: gente poco accorta all’estetica, pensionati, uomini che fumano e devono café con leche. L’oste è una donnina di settanta anni, lenta nelle movenze, cordiale, soprattutto coi pellegrini.

Ci dirigiamo verso Astorga. Alle porte della città, passano in bici Davide e Gigi che, riconoscendoci, ci augurano buen camino con il consueto calore italiano.

Per entrare in città è necessario affrontare una leggera salita: Astorga si appoggia su una piccola collina.

Ci aspettano una paio di piazze decisamente accoglienti e poi, prima di arrivare alla cattedrale, ci infiliamo in una farmacia: si apre la caccia al farmaco antinfiammatorio migliore.

La farmacista, decisamente avvezza alle richieste dei pellegrini di qualunque nazionalità, ascolta pazientemente le nostre richieste, un guazzabuglio di italiano, spagnolo, inglese; tenta di interpretare le nostre esigenze, non si scompone e noi rimaniamo basiti dinanzi a questo atteggiamento: in altri luoghi, ci avrebbero mandato a cagare.

Per una questione di informazione, farmaci quali Aulin o altri aventi principio attivo il Nemesulide, in Spagna, ma credo nel resto dell’Europa, sono banditi; quando noi l’abbiamo chiesti, la farmacista ci ha guardato strabuzzando gli occhi.

Usciamo dalla farmacia e ci dirigiamo verso il cuore di Astorga: la cattedrale ed il vicino palazzo vescovile di Gaudì.

Entriamo nella cattedrale e ci facciamo apporre il sello sulla credenziale.

Facciamo spesa e partiamo verso la nostra meta: 14 km che iniziano in piano e, dolcemente, si portano sino all’altezza di 1050 mt.

Il sentiero che inizia dopo Astorga è una linea dritta immersa in un paesaggio da dove gli alberi iniziano a lasciare posto ad una vegetazione bassa e folta.

Ci fermiamo a Santa Catalina de Somoza per mangiare: un paese tagliato dal Cammino.

Arriviamo ad El Ganso: un gruppo sparuto di case, un bar, un bar ristorante e l’albergue.

Albergue gestito da un rasta ventenne; i locali sono nuovi ed Ale e io prendiamo una stanza adiacente la cucina: due posti + 1, bagno e doccia in camera. Ci sentiamo due signori.

Non lavo gli indumenti perché il cielo è coperto e non voglio ripartire che siano ancora bagnati.

Si va in centro per mangiare e bere qualcosa: io inizio a parlare con la signora Maddalena, una nonnina che nel 1958 è stata in Italia: ci capiamo sulla bellezza del duomo di Milano e della scala; lo compariamo con la bellezza delle chiese di Burgos, Leon, Astorga e Santiago. Mi racconta alcuni aneddoti: pare che, in qualche modo, ci si capisca.

Quando, infine, le ho detto che la mia ragazza si chiama come lei, si è aperta in un sorriso.

Ale, nel frattempo, ha fatto conoscenza con due ciclisti italiani, una coppia padovana.

Li raggiungo al tavolo, chiacchieriamo, soprattutto lui, Mimmo, e ci raccontano dei loro viaggi avventura: America, Australia, Vietnam, Maldive.

Non sono degli spocchiosi, sono amanti dello sport e delle vacanze eccentriche: moto, escursioni, immersioni.

Il tempo passa velocemente e la serata termina con la cena.

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